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14 Marzo 2024

QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA 17 marzo 2024


17 DOMENICA V Quaresimah. 8,30 – S. Messa
h. 10,30 – S. Messa
h. 18,30 – S. Messa
18 LUNEDÌh. 8,00 – S. Messa
h. 16,00 – Recita del S. Rosario
19 MARTEDÌh. 8,00 – S. Messa
20 MERCOLEDÌh. 8,00 – S. Messa
21 GIOVEDÌh. 8,00 – S. Messa
22 VENERDÌh. 8,00 – S. Messa
h. 15,30 Adorazione Eucaristica e Via Crucis
h. 18,30 – S. Messa
23 SABATOh. 8,00 – S. Messa
h. 18,00 – Recita del S. Rosario
h. 18,30 – S. Messa prefestiva
24 DOMENICA Le Palmeh. 8,30 – S. Messa
h. 10,30 – S. Messa
h. 18,30 – S. Messa

CONFESSIONI: venerdì dalle ore 17,30, prima della S. Messa


UN INCONTRO SPECIALE PER CHIEDERE PERDONO

Dopo un cammino di preparazione, guidato dalle catechiste e condiviso dai genitori,

sabato 23 marzo alle ore 15,00,

23 bambini della nostra comunità, celebreranno insieme, per la prima volta, il sacramento della Riconciliazione: il sacramento del perdono, della gioia e della pace.

Accompagniamoli con la nostra preghiera.


Il Vicariato di Verona Nord Ovest, organizza

per mercoledì 20 marzo, nella chiesa di S. Massimo, alle ore 20,30

una VEGLIA MISSIONARIA di preghiera, alla quale siamo tutti invitati


Dal Vangelo secondo Giovanni 12,20-23

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».

Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.


Quale speranza nasce dalla croce?

Ci può aiutare a capirlo quello che dice Gesù proprio dopo essere entrato in Gerusalemme: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» . Gesù ha portato nel mondo una speranza nuova e lo ha fatto alla maniera del seme: si è fatto piccolo, come un chicco di grano; ha lasciato la sua gloria celeste per venire tra noi: è “caduto in terra”. Ma non bastava ancora. Per portare frutto Gesù ha vissuto l’amore fino in fondo, lasciandosi spezzare dalla morte come un seme si lascia spezzare sotto terra. Proprio lì, nel punto estremo del suo abbassamento – che è anche il punto più alto dell’amore – è germogliata la speranza. Se qualcuno di voi domanda: “Come nasce la speranza”? “Dalla croce. Guarda la croce, guarda il Cristo Crocifisso e da lì ti arriverà la speranza che non sparisce più, quella che dura fino alla vita eterna » L’amore, che è la vita di Dio, ha rinnovato tutto ciò che ha raggiunto. Così, a Pasqua, Gesù ha trasformato il nostro peccato in perdono, la nostra morte in risurrezione, la nostra paura in fiducia. Ecco perché lì, sulla croce, è nata e rinasce sempre la nostra speranza; ecco perché con Gesù ogni nostra oscurità può essere trasformata in luce, ogni sconfitta in vittoria, ogni delusione in speranza.

SCEGLIERE DA CHE PARTE STARE

di don Luigi Maria Epicoco

Stiamo per giungere davanti a una porta che ha un nome, Domenica delle Palme e attraverso questa porta noi ci introduciamo nella settimana più sacra per i cristiani appunto la Settimana Santa dove celebreremo la passione e morte di Cristo.

Ma fermiamoci un attimo attraverso questa soglia, la domenica delle Palme e ci accorgeremo che in questa domenica è raccontata una contraddizione che non dobbiamo trascurare, la contraddizione di una folla che accoglie Gesù in maniera trionfale, regale, inneggiano a lui con un inno bellissimo: “Osanna il figlio di Davide”, e impugnano dei ramoscelli d’ulivo a quasi a voler sottolineare tutto l’onore e l’entusiasmo che Gesù provoca dentro ciascuno di loro. Ma la stessa folla, qualche giorno dopo, griderà “crocifiggilo”. Allora noi ci
domandiamo come mai il Vangelo ci racconta di questa contraddizione? Come mai il Vangelo ci racconta di un Pietro che dice di essere disposto a dare la vita per il Signore, poi davanti a una domanda di una semplice serva, dice che non conosce quel maestro, lui non conosce quel condannato, prende le distanze da lui. Come mai tutti i discepoli che hanno condiviso le cose più importanti nella vita di Cristo, davanti alla sua sofferenza, al suo dolore o si addormentano o scappano…comunque lasciano così da solo. E questo io credo che sia l’avvertimento più importante per vivere bene la settimana santa. Quando leggiamo i racconti della passione non ci sono i buoni e cattivi ma quelle luci e quelle ombre sono presenti dentro ciascuno di noi e il proposito più bello che possiamo fare è scegliere una volta per tutte da quali parte vogliamo stare, cioè scegliere una volta per tutte di essere sì discepoli ma di accettare anche che noi siamo quei discepoli che scappano, quei discepoli che tradiscono, quei discepoli che poi a un certo punto si mettono d’accordo con Pilato, Erode e fanno crocifiggere Gesù fuori dalla città di Gerusalemme, mettono Gesù fuori dalla loro esistenza. Vedete io credo che, esattamente quando abbracciamo questa contraddizione, possiamo anche vivere bene la Pasqua, perché la celebrazione della settimana Santa è la celebrazione di un grande fallimento, la crocifissione di Gesù, e diventata poi una grande vittoria. Soltanto quando accettiamo di essere così falliti, così traditori, così capaci di essere contraddittori allora possiamo permetterci di dire che cosa vogliamo veramente e da quale parte vogliamo stare, in fin dei conti questa è la storia dei discepoli, anche loro hanno sbagliato, anche loro hanno tradito, anche loro si sono addormentati davanti alle cose serie ma poi quando si sono ravvedute hanno cercato di recuperare, hanno cercato di partire da quel fallimento per costruire qualcosa di più importante, di qualcosa di più grande. Ecco, la Settimana Santa è il racconto di un fallimento che poi diventa una grande esposizione, diventa una grande vittoria, diventa appunto un passaggio a ciò che non passa, la Pasqua. L’augurio è che ciascuno di noi a partire dai propri fallimenti e condivida la propria croce, possa sperimentare la gioia di questa vittoria, della vittoria della risurrezione.