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Il quartiere Croce Bianca

(tratta da una ricerca di Francesco Aldà)

...tale denominazione derivi dalla "croce di pietra" che ... divide le strade che portano a Peschiera e Bussolengo...

Il mio quartiere Croce Bianca, come zona amministrativa, fa parte del comune di Verona e sorge a circa quattro chilometri ad ovest della città. La sua storia e strettamente legata a quella di San Massimo e di Verona, data la Sua vicinanza al capoluogo. Nel 1808 le zone limitrofe di San Massimo e Chiavo si eressero a comune sotto il nome di San Massimo all’Adige, con residenza municipale a Croce Bianca. Il Comune di San massimo all’Adige, con sede a Croce Bianca rimase tale fino al 17 febbraio 1927, data in cui venne annesso al comune di Verona e divenne quindi trazione dello stesso comune, conservando pero la sede staccata di anagrafe e stato civile a Croce Bianca.

 

Per quanto riguarda la denominazione “Croce Bianca” non si hanno notizie storiche precise in proposito. Si può solo dedurre che tale denominazione derivi dalla “croce di pietra” che, dopo vari spostamenti, si può ancora vedere nel giardinetto triangolare che divide le strade che portano a Peschiera (l’attuale statale 11) e a Bussolengo (l’attuale provinciale Verona – Lazise). Quello che invece risulta storicamente certo è che il suo nome si ritrova in documenti dell’epoca fin dai primi anni del 1500; mentre si ha testimonianza della croce in quel punto già da una carta topografica del 1439. Doveva trattarsi, evidentemente, di una croce scolpita in pietra bianca (non quella visibile oggi nel citato incrocio, che sembra alquanto recente) posta a protezione dei viaggiatori. Dalla località prende nome anche il primo tratto della statale 11 (Via Croce Bianca). Infatti, in Cronica di Pier Zagara si legge: “che nell’anno 1508 il conte Nicole di Petiliano fece mostra della sua gente d’arme in su la campagna di Verona in le val bone della Croce Bianca dove venne quasi tutta Verona per assistervi”.

 

I nuclei più vecchi del centro abitato di Croce Bianca sembrano essere stati costituiti, in origine, da un insieme di corti e di case di “gastaldi” (il gastaldo era il fattore a capo della comunità contadina), poste a servizio delle grosse proprietà terriere che qui possedevano alcune nobili famiglie veronesi, quali il Bottagisio, i Cipolla, i Sagramoso e successivamente i conti di Bergolo. Un particolare cenno merita la Corte della stanga”. Il complesso ha la tipica conformazione a corte, con il palazzo centrate, rustici laterali, ingresso monumentale e bella cappella, sulla strada, dedicala a San Rocco, costruita nel 1801. Nell’interno si conservano ancora l’altare barocco e una tela rappresentante la Madonna con bambino tra San Rocco e San Carlo Borromeo, protettori contro la peste. La chiesa è stata più volle saccheggiata nel corso dei secoli, in particolare durante la guerra del 1848, di cui fu teatro proprio Croce Bianca, San Massimo e Santa Lucia. A questo punto ricordiamo che la denominazione “stanga”, dell’attuale omonima corte e località deriva dal fatto, come scrive don A. Cornetto in una sua pubblicazione che: “sulla strada provinciale Verona – Brescia, a pochi passi dalla Croce Bianca, esisteva l’ufficio di esazione della tassa di passaggio, di fronte al quale, attraverso la via, tenevas: la tradizionale stanga per controllare il passaggio”.

 

Sotto il profilo religioso, il mio quartiere ha fatto parte fino al 1968 della parrocchia di San Massimo, ma già a partire dal 3 settembre 1967 nella Corte della Stanga venivano celebrate le prime SS. Messe, i primi matrimoni e battesimi su volontà di Mons. Giuseppe Carraro, che desiderava la costituzione della parrocchia di Croce Bianca. Infatti, il 6 aprile 1968 venne istituita parrocchia autonoma e nel settembre 1970 si iniziarono i lavori di costruzione della nuova chiesa. In ricordo di questo periodo il primo parroco della nostra parrocchia don Benito Castioni in una intervista apparsa sul quotidiano “Arena” del 18 gennaio 1987, parla in questo modo: “Sono arrivato qui nel Il territorio è stato smembrato da San Massimo e in par. da Chievo. Ora la parrocchia conta quasi tremila abitanti, circa mille famiglie. Abbiamo iniziato in una piccola chiesa, la gente è costretta spesso a rimanere fuori ed allora mettevamo un tendone nel cortile interno, un piccolo altoparlante fuori. Lascio immaginare, giornate di freddo, vento, acqua… È stato un cammino difficile, ma ho trovato della gente meravigliosa”. La nuova chiesa venne dedicata a Tutti i S. (Ognissanti) perché si volle rinnovare il titolo di una vecchia chiesa sconsacrata di Corso Porta Palio. Il giorno 11 Aprile, sabato santo dell’anno 1971 la gente del quartiere entrò per la prima volta nel semi-interrato dell’attuale edificio. Dopo venti anni, nel sabato santo, la popolazione ebbe la gioia di celebrare la Pasqua nella nuova chiesa e il giorno 12 maggio 1991 Mons. Giuseppe Amari, Vescovo di Verona, inaugurò ufficialmente l’edificio consacrandolo. Il quartiere nel quale vivo è sorto in epoca recente. Nell’ottocento vi passava la “strada per Brescia“, circondata da aperta campagna. La trasformazione in centro urbano ebbe inizio nel novecento con l’apertura di laboratori artigianali in questa zona in cui le famiglie contadine si dedicavano all’allevamento dei bachi da seta ed alla coltivazione dei gelsi…

 

Durante la seconda guerra mondiale il quartiere subì alcuni bombardamenti: la prima bomba cadde nel 1943 procurando solo danni materiali, la seconda nel 1945 fece 25 vittime. Unica espressione delle persone che videro e vissero gli anni della campagna sono, ancora oggi, i “Capitei“. All’epoca avevano il compito di proteggere le case, la famiglia e le campagne e offrivano spazi dove riunirsi per pregare. Col tempo e l’urbanizzazione questi segni del passato sono rimasti al loro posto a ricordarlo e pare a proteggere dagli incidenti. Nel mio quartiere ne esistono due: il primo visibile sulla strada Bresciana, innalzato per grazia ricevuta, è dedicato al cuore immacolato di Maria, il secondo si trova in via S. Eupreprio, costruito tra il 1950 e il 1953 per grazia ricevuta, è dedicato alla Vergine. Rimangono a testimonianza del tempo anche la residenza dei conti Cipolla sulla strada Verona-lago, la “corte Sagramoso” che divenne agli inizi del 1800 sede di un convento, dove Toedora Campostrini diede inizio alla sua fondazione l’Istituto Campostrini.

 

Tornando ai giorni nostri Croce Bianca è un grande centro abitativo racchiuso più o meno tra le vie Gardesana, Bacilieri, Sant’Euprepio, la parte bassa di via Trevisani e la linea FS del Brennero col ponte di Corso Milano.

 

Per quello che riguarda i servizi pubblici il quartiere è provvisto dell’anagrafe, dell’ufficio postale, di una caserma dei carabinieri e del collegamento con la città con tre linee di autobus. Non mancano le banche e le farmacie

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