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12 Giugno 2020

SS. Corpo e Sangue di Cristo Domenica 14 giugno 2020

Dal Vangelo di Giovanni 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si misero a discutere aspramentre fra loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”.
Gesù disse loro: “ In verità, in verità, io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perchè la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo;
non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.


la Preghiera


Viviamo in una società, Gesù,
in cui il cibo non manca
e spesso lo sprechiamo impunemente,
mentre molti soffrono ancora la fame.
Trasferiamo le nostre ansie
e i nostri bisogni, sul cibo
per evitare di avvertire altri tipi di fame:
fame di affetto, di amicizia,
fame di comunicazione sincera e cordiale,
fame di un senso e di una direzione.
Ci portiamo dentro, mescolati insieme,
bisogni destati a bella posta
dalla macchina pubblicitaria
e desideri autentici di verità,
di gioia, di pace, di pienezza.
Ecco perché il Pane che tu ci doni
è veramente unico:
non calma l’appetito di un giorno,
non ristora solo un tempo limitato.
Quel Pane sei tu stesso, Gesù,
Pane spezzato per la vita del mondo,
Pane offerto a tutti coloro
che hanno fame di vita eterna,
Pane che trasforma ognuno di noi
aprendo le nostre parole e azioni
alla bellezza dell’eternità.


LA MOLTIPLICAZIONE DEL POSSIBILE
da un’omelia di don Luigi Maria Epicoco nella Festa del Corpus Domini

La festa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo è un po’ la festa in cui ci
ricordiamo che il Vangelo non è solo una spiritualità dei buoni sentimenti, ma è “carne e sangue”; è concretamente qualcosa, anzi è “Qualcuno”, è Gesù Cristo. Troppo spesso, corriamo il rischio di seguire un cristianesimo senza corpo, un cristianesimo fatto di buoni valori, di buoni propositi, di buon impegno, ma senza il volto, la storia e la concretezza di colui che è il motivo vero della nostra fede, Gesù. Attraverso questa festa, non possiamo non ripuntare lo sguardo su questa concretezza di rapporto che Egli ci ha lasciato. L’attaccamento all’Eucarestia è la maniera attraverso cui, la promessa di Gesù “io sarò con voi sempre, sino alla fine del mondo”,si realizza per davvero dentro la nostra storia. Non c’è più solitudine per noi, non c’è più incomprensione, non c’è più fame di senso e sete di speranza.
Gesù è lì per rispondere, colpo su colpo, ad ognuna di queste fatiche, ad ognuno di questi effetti collaterali della vita.

Vorrei riferirmi ad un brano del vangelo di Luca, cap. 9,11-17, noto anche come il vangelo della moltiplicazione dei pani. La giornata di cui si racconta è stata una giornata faticosa. Migliaia di persone, lunghe catechesi, molte guarigioni. Arriva l’ora in cui il sole comincia a declinare. I discepoli, da buoni organizzatori, suggeriscono a Gesù di congedare la gente: “Dovranno pur mangiare e riposare da qualche parte!”. Si dicevano: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta!”. E’ il momento in cui i discepoli fanno presente a Gesù un problema e suggeriscono anche la soluzione più semplice ed immediata: “mandali via”.

I discepoli soffrono della nostra stessa malattia; pensano che i problemi che ci stanno intorno, l’ingiustizia sociale, la solitudine degli anziani, il degrado
ambientale, la malattia di Tizio, la disperazione di Caio, la situazione politica, i conflitti, il dramma dei disoccupati…, sono sì dei problemi, ma non nostri; sono problemi da “congedare”, da rimandare a qualcun altro. Gesù inchioda i discepoli, invece, dicendo loro: “voi stessi date loro da mangiare”. Li invita a non disertare la realtà che li circonda. Li invita a sentirsi responsabili, in prima persona, di quello che sta accadendo.
E’ bello pensare che l’Eucarestia nasce, innanzitutto da un comando preciso di Gesù; è il comando di “protagonismo” che egli chiede a ciascun cristiano.

E risuona una domanda che Caino rivolse a Dio, dopo l’uccisione di Abele: “Dio disse: Caino, dov’è tuo fratello?” E Caino rispose: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Gesù oggi risponde a quella domanda di Caino: “ Sì, sei tu il custode di tuo fratello! “.
Quante volte, durante le nostre giornate , ci lasciamo uscire alcune espressioni come: Che cosa centro io? Non sono capace. Non ho i mezzi adatti. Non è un problema mio. Dobbiamo togliercele di bocca.

Mangiare dell’Eucarestia significa diventare Eucarestia, e l’Eucarestia è questa immensa opera di Dio che passa attraverso la povertà di quel pane.
Siamo noi, nella storia, il prolungamento di quel povero pane; siamo noi, nella storia, il prolungamento di questa grande opera di Dio che continua a saziare, a cambiare, a consolare, a pagare in prima persona il riscatto dei nostri fratelli e di tutto ciò che accade.
Oggi torniamo a mangiare di questo pane. Oggi torniamo a vivere senza più
indifferenza, ma in prima persona, ricordando che il nostro poco, messo davanti a Cristo, non solo basta, ma avanza…

Lasciamoci raggiungere dall’Amore del Dio fedele, che ha “inventato” l’Eucarestia per essere sempre con noi, sentiremo il bisogno di ringraziarlo nel più profondo del cuore, insieme a tutti quelli che credono, amano e sperano come noi, e di farlo vivendo l’Eucarestia, ogni domenica, con fedeltà e impegno, nella nostra comunità.


“ Resta con noi, Signore!
Come i due discepoli del Vangelo ti imploriamo: resta con noi.
Tu, divino viandante esperto delle nostre strade
e conoscitore del nostro cuore,
non lasciarci prigionieri delle ombre della sera.
Sostienici nella stanchezza, perdona i nostri peccati,
orienta i nostri passi sulla via del bene. …
Dacci il gusto di una vita piena
che ci faccia camminare su questa terra
come pellegrini fiduciosi e gioiosi,
guardando sempre al traguardo della vita che non ha fine.
Rimani con noi, Signore! Rimani con noi!”.
San Giovanni Paolo II