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10 Luglio 2020

Quindicesima Domenica del Tempo Ordinario Domenica 12 luglio 2020

Dal Vangelo di Matteo 13,1-23

Quel giorno, Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose, con parabole. E disse:
“Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il
terreno non era profondo ma, quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti”.
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perchè a loro parli con
parabole?”. Egli rispose loro: “Perchè a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti, a colui che ha, verrà dato e sarà
nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete ,sì, ma non vedrete. Perchè il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca”.
Beati, invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità, io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi , dunque, ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso, è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli, subito, viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza, soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e
la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno”.


la Preghiera


Tutto comincia, è vero, con l’ascolto;
tutto parte dalla tua Parola
che annuncia un Dio che prende a cuore
le sorti dell’umanità e, proprio per questo,
entra nella nostra storia,
per cambiare la nostra esistenza,
per trasfigurarla con il suo amore.
In effetti, attraverso di te, Gesù,
Dio ci raggiunge per offrirci
guarigione e pace,
misericordia e pienezza di vita.
Ma la tua Parola
non ha nulla di magico,
non fa tutto da sola.
Come il seme, deposto nella terra,
produce frutto solo se trova terreno buono,
così la tua Parola ha bisogno
di essere accolta nel profondo,
di essere presa sul serio,
di diventare il punto di riferimento
dei miei giorni, delle mie scelte.
E’ decisivo, allora,
che non venga esposta al rischio
di essere subito portata via
o soffocata da mille preoccupazioni,
ritenute più importanti,
o bruciate dalla mancanza
di autentica determinazione.
E, tuttavia, dobbiamo ammettere
che non dipende tutto da noi,
dai nostri sforzi e dai nostri calcoli.
Quando offriamo un terreno buono,
il raccolto è decisamente sorprendente,
molto al di là delle nostre attese.


Il seminatore uscì a seminare

Oggi non abbiamo più tanta esperienza della semina e della fatica che essa comporta. Quello del seminatore è un lavoro duro che richiede impegno, pazienza e capacità di sopportare la fatica, ma allo stesso tempo tanta generosità e fiducia. Sì, perché il risultato del proprio lavoro (il raccolto), non dipende solo da sé e dal proprio impegno, ma anche da altri fattori esterni, come ad esempio il clima, la qualità del terreno ecc….
Nonostante le difficoltà che, sicuramente esistono, il seminatore di cui si racconta nella parabola continua sempre a seminare e, per di più, getta il seme senza calcolo, senza considerare la qualità del terreno: semina con abbondanza dappertutto, anche lì dove, anche agli occhi di un inesperto, sembrerebbe non poter germogliare nulla. Questo era il modo di seminare degli antichi palestinesi.

Il nostro Dio è così: non è geloso del suo seme, la Parola, anzi lo getta con tanta generosità, perché non vuole precludere a nessun terreno, cioè a nessun uomo, la possibilità di accoglierlo nella propria vita. Tutto questo spreco non si può comprendere se non nell’ottica dell’amore che Dio ha per ciascun uomo: egli cerca di raggiungerci e di entrare in relazione con noi in tutti i modi, alle volte, magari, anche con modalità particolari, inconsuete o in situazioni che, almeno inizialmente, non ci fanno affatto pensare a lui. E’ Dio che esce, che fa il primo passo per venire incontro a noi col suo carico di novità; a noi spetta solo accogliere questo dono con gioia.

Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada…..
La strada, del tutto impermeabile, è segno di superficialità, rappresenta gli uomini nei quali la parola seminata non riesce a mettere neanche una radice. Gli uccelli che la mangiano possono essere le mode, i pregiudizi, i fanatismi. La strada può anche rappresentare la corazza che ciascuno si è costruito e con la quale, chiudendosi in sé e nelle proprie sicurezze, si lascia che la Parola di Dio ci sfiori solamente senza poterci realmente trasformare dal di dentro. E’ quidi l’atteggiamento di chi, chiuso nei propri pregiudizi, non cerca di andare oltre l’ovvio, non si apre al nuovo, non si lascia mettere in discussione. Ma la strada può anche indicare l’atteggiamento proprio di chi non presta attenzione, perché non interessato o immerso nelle distrazioni, in quanto non si pone domande. Essere strada nei confronti del seme della Parola di Dio vuol dire, allora, non accoglierla affatto nel proprio cuore, chiudergli la porta, prima ancora che sia entrata; insomma è l’essere indifferenti nei suoi confronti, non aver fede.

Un’altra parte cadde sulla pietra….
Il terreno pieno di pietre è il simbolo di coloro che, ascoltato l’annunzio della Parola di Dio, rispondono inizialmente con entusiasmo perché affascinati, per qualche motivo, da quel messaggio. Ma per aderire pienamente alla Parola, c’è bisogno di mettere radici, di scavare dentro si sé per farle posto e consentirle di germogliare. L’ascoltatore – pietra, pur avendo subito aderito, non riesce nel tempo a mantenersi fedele perché non ha costanza. E’ l’atteggiamento di chi percepisce un bisogno di fede ma poi, in fondo, pensa che la “ vita è un’altra” e che sia più semplice vivere ogni giorno senza preoccuparsi di andare troppo a fondo delle situazioni che si incontrano nella vita, saltando da una cosa all’altra, senza mettere radici. E’ pietra, quindi, colui che, pieno di buoni propositi iniziali, non riesce a tradurli in buone azioni/atteggiamenti. E’ colui che non riesce a percorrere la strada del sacrificio per raggiungere mete coraggiose. Si accontenta del minimo, vive di esteriorità, ricerca la soddisfazione immediata, dà eccessiva importanza alle emozioni.

Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi…….
Essere terreno spinoso significa, nel linguaggio di Gesù, essere una persona che si lascia sopraffare dalle tante cose che riempiono le giornate, senza avere il controllo su se stessa e su quello che fa. E’ l’eccesso di interessi e di pre-occupazioni che soffocano la Parola, non lasciandole lo spazio necessario per vivere. Il cuore distratto e appesantito da tutto ciò, non è più capace di scorgere ciò che veramente vale e dà senso alla vita.
Il terreno ricco di spine è dunque immagine del disordine e dell’incoerenza. Non ci si interroga se quanto si pensa, si sceglie e si fa, possa, veramente, andare d’accordo con i valori che si professano. Non c’è ordine d’importanza nelle cose, si è incapaci di comprenderne la diversa preziosità: tutto viene posto sullo stesso piano, livellato e quindi banalizzato. Non si comincia dalle cose più importanti, ma da quelle più comode. Si ha paura di pronunciare dei “no” per timore di essere giudicati male, di perdere delle amicizie, iniziative, occasioni di divertimento.


Signore Gesù,
tu semini con abbondanza la tua Parola
dentro e attorno a noi.
Senza di essa la nostra vita è arida e senza senso.
Dissoda i nostri terreni,
estirpa le spine delle passioni,
getta lontano le pietre che ci impediscono
di farti spazio nel nostro cuore.
Solo così, Signore, potremo portare frutto, molto frutto,
come tu vuoi.


AVVISO: la pubblicazione del bollettino parrocchiale sarà sospesa nel mese di agosto 2020. Riprenderà regolarmente nel mese di settembre 2020.